Nel 1985 e 1986 ho vissuto una delle più inattese, insolite, complesse e gratificanti esperienze della mia vita. Premetto che non ho mai giocato in una squadra di baseball: ma, sebbene sia sempre stato un autentico inetto, questo sport mi ha affascinato per molti anni. Anni prima, per breve tempo avevo organizzato piccole partite tra amici inesperti a Castello d'Argile e a Cento, e di questo era rimasta memoria nella comunità. Per questa ragione, venni contattato dalla squadra di softball di Cento, Big Apple Softball Club, fondata pochi anni prima dall'indimenticabile signor Luigi Roberto. Trasferendosi dalla zona di Treviso a Cento, questo imprenditore veneto aveva messo in piedi la squadra anche per proseguire l'esperienza della figlia Patrizia, una giocatrice di softball molto valida, che pochi anni prima era arrivata anche alla finale nazionale juniores di Roma, con un squadra di Azzano Decimo (PN), zona di grande tradizione softballistica anche per la vicinanza della Base USAF di Aviano. Patrizia era una lanciatrice di livello quasi professionale, addocchiata dai team della massima divisione, ed è sempre stata una punta di diamante della Big Apple, dove è stata affiancata dalla sorella Laura. Un contributo significativo alla squadra è stato dato anche dalla famiglia Costa che, assieme a un importante supporto logistico e organizzativo, ha anche essa fornito due sorelle giocatrici, Silvia e Elisa.
Fresco fresco della mia esperienza di ufficiale di complemento, non mi aspettavo che improvvisarmi allenatore (facendo anche l'apposito corso FIBS e sorbendomi cinque o sei arbitraggi non facili!) fosse così impegnativo e le ragazze, quasi tutte più forti di me dal punto di vista tecnico (...e non ci voleva molto!) fossero così determinate e capaci. E talora... indisciplinate!
Attorno ai venticinque anni, all'epoca alle mie prime esperienze di lavoro dopo la laurea e il militare, proprio mentre ero impegnato a farmi strada nella vita vera, mi sono trovato a vivere un'esperienza intensa con ragazze di otto/nove anni più giovani di me: ho dovuto affrontare una complessa combinazione di consapevolezza della mia totale inesperienza, e di necessità di fornire dal punto di vista della mentalità e della preparazione fisica ciò che non potevo fornire dal punto di vista tecnico.
Ma gestendo anche un latente e in fondo piacevolissimo conflitto tra da una parte l'attrazione per fanciulle in fiore - per di più atlete, quindi ancor più affascinanti! - e dall'altra il senso di protezione assoluta e il naturale dovere di impeccabilità nei loro riguardi, lo strano procedere di un mio imparare (ai corsi che facevo, dal Signor Roberto e da loro sul campo) e subito un mio insegnare ciò che sapevo a mala pena...
Di queste due stagioni ricordo molte più cose di quanto abbia senso scrivere qui. Posso solo dire che alla fine c'era una VERA squadra. E che, grazie al costante impegno (economico e di tempo) del Signor Roberto e delle ragazze, ci siamo tolte non poche soddisfazioni, in particolare nel campionato regionale Juniores (il primo anno provammo anche una complessa serie B - ma le ragazze erano davvero giovani...) ospitando tra l'altro una esibizione delle Athletes in Action sul campo dello Spallone.
E che alla fine la differenza lo fece il diciottesimo anno d'età delle mie carissime giocatrici, con gli impegni di studio e personali, e con il cambiamento di abitudini che quell'età porta: cambiamenti che si manifestarono con un calo di tensione e una minore assiduità negli allenamenti. Ricordo ancora la mia lettera di congedo al Signor Luigi, che diceva pressapoco: "Da ufficiale, non ho avuto difficoltà a impormi su cento e passa uomini della mia compagnia. Da coach, non sono stato in grado di tenere unita la squadra - e forse non ha neppure senso forzare la mano." Fu una separazione dolce, una presa d'atto di una situazione cambiata, senza nessuna amarezza.
A distanza di trent'anni, mi rimangono ricordi molto belli, l'impressione che siano state le ragazze ad allenare me, più che io ad allenare loro e la certezza che quello che di buono abbiamo fatto è derivato non certo da me, ma dalle loro qualità e dalla risolutezza del Signor Roberto, che ha sempre "visto" la squadra, anche quando io non la vedevo. Tutte persone speciali che hanno diviso con me alcuni dei loro anni più belli, e con alcune delle quali il rapporto è diventato di vera amicizia, prima di perdersi di vista. Spero tanto che questa pagina possa servire a ritrovarsi, a ringraziare ciascuna di loro e a ricordare assieme un'esperienza che tutti noi dobbiamo alla passione di Luigi Roberto.
E per chiuderla sul personale, per dirla tutta ma proprio tutta, ancora adesso due o tre notti all'anno mi capita di sognare di organizzare una squadra di softball e di schierarla in campo. So che sensazione si prova: una gran bella sensazione. Se poi vogliamo vuotare il fondo del sacco, le donne che ho rivisto sono ancora più belle delle ragazze che furono, ed è davvero liberatorio poterlo ammettere senza provare quel senso di colpa che chiamavo "il complesso dell'allenatore"... :-)
In 1985 and 1986 I enjoyed one of the most unexpected, unusual, complex, and rewarding experiences of my life. I start by saying that I've never played in a baseball team but, although I've always been a really incapable player, this sport has fascinated me for many years. Years earlier, for a short time I played small matches with unexperienced friends in Castello d'Argile and Cento, and some memory of my passion lingered in the community. For that reason, I was contacted by the softball team of Cento, Big Apple Softball Club, founded a few years earlier by the unforgettable Mr. Luigi Roberto. Relocating from the area of Treviso (Veneto) to Cento, this businessman set up the team also to continue the experience of his daughter Patrizia, a very capable softball player who a few years before reached the national junior final in Rome with a team from Azzano Decimo (PN), an area of great tradition for softball - due to the closeness of the USAF base at Aviano. Patrizia was a pitcher of almost professional level, under close observation by national league teams, and has always been one of the spearheads of Big Apple, and also her sister Laura joined the team. A significant contribution to the team was given by the Costa family that, along with an important logistic and organizational support, also provided two sister players, Silvia and Elisa.
Fresh from my experience as a reserve officer, I didn't expect that turning myself into a coach (also taking the appropriate course by the Italian Baseball and Softball Federation, and putting up with five or six uneasy matches in the role of head umpire!) was so demanding and that the girls, most of them technically stronger than me (...it didn't take long!), were so determined and capable. And sometimes undisciplined...
In my mid-twenties, in the times of my first work experiences after graduation and the military, just while I was committed to find my way in real life, I found myself living an intense experience with girls eight/nine years younger than me: I had to deal with a complex combination of awareness of my total lack of experience, and of the need to provide in terms of mentality and physical preparation what I couldn't give from the technical point of view.
But I also had to manage a latent and fundamentally pleasing conflict between, on one side, the attraction for girls in their prime - what is more, athletes: thus, even more fascinating! - and on the other side a sense of absolute protection for them and the natural duty to behave impeccably. On one side, the strange steps of my learning (from the courses I took, from Mr. Roberto and from the girls themselves on the field...), and on the other the need to teach immediately what I just barely learned...
Of those two seasons I remember a lot more than it makes sense to write here. I can just say that in the end a REAL team was there. And that, thanks to the constant effort (in cost and time) by Mr. Roberto and by the girls, we enjoyed no small satisfactions, particularly in the junior regional championship (the first year we tried also a complex second division championship - but the girls were really too young ...), among other things, hosting a performance by the "Athletes in Action" from USA on our playground in Cento, at the "Spallone".
And that in the end it was the eighteenth birthday of my dearest players to make the difference, with school and personal engagements, and with the change of habits that age brings, a change that took the shape of a drop in concentration and an increasingly lower involvement in training. I still remember my farewell letter to Mr. Luigi, that said roughly: "As an army officer, I had no problem in leading a company of a hundred soldiers. As a coach, I haven't been able to bind together the team - and perhaps it makes no sense to force the hand on it." It was a soft separation, the acknowledgment of a changed situation, without any bitterness.
Thirty years later, fond memories remain, along with the impression that the girls were the ones coaching me, more than I coached them, and I'm sure that what good we have done is certainly not derived from me, but from the their quality and from the determination of Mr. Roberto, who has always "seen" the team, even when I did not see it. All special people who have shared with me some of their best years, and with some of them the relation evolved into true friendship, before losing contact. I really hope that this page can be used to gather, to remember and to thank each of them for an experience that we all owe the passion of Luigi Roberto.
Just to close on a personal note, to be honest still now two or three nights a year I dream of organizing a softball team and deploy it on the field. I know what it feels like: it's a great feeling. To hold nothing back, the women that I saw are even more beautiful of the girls they were, and it's really liberating to be able to admit it without the guilty feeling that I called "the Coach's complex"... :-)
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