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Una mattinata con il Balivo

di Giona Condorelli

 

ARRIVO

E sono già al cancello! Mi sembrano passati due minuti da che sono salito sul carro, ma in realtà è da ieri sera che siamo per strada. La locanda in cui ho passato la notte precedente, un’autentica stamberga, a modo suo accogliente, è l’unico ricovero in quel grumo di case, ultimo avamposto dell’umanità in queste montagne, i cui abitanti si fregiano del titolo di "compaesani del Balivo". Dicono poco! L’aria pungente dei milleottocento metri non riesce ad essere davvero fredda a queste latitudini benedette che Il Nostro ha scelto con prevedibile ma inimitabile accortezza.

I due gaur, ora fumanti nelle brume dell’alba, hanno portato fin quassù il carro con me e la guida, un vecchio boscaiolo che al minimo pretesto ripete "Lo conosco benissimo! Mi ha insegnato Lui a guidare questo carro!", in sei ore di strada non facile attraverso un paesaggio che la notte non privava del suo incanto.

E ora sono a "Il Poggiolo", la leggendaria dimora del Balivo, il cui munitissimo mastio, già visibile alla prima luce, è ingentilito da una bassa e larga dimora in stile coloniale.

Già per cristallizzare sulla carta questo momento occorrerebbero giorni ed un’abilità di scrittore che so di non possedere – e non oso ancora pensare a quello che mi attende quando di là dalla pesante cancellata un concitato scalpiccio attira la mia attenzione: il "secondo uomo della terra" (come ama definirsi in ossequio al fratello maggiore) sta arrivando, con il consueto tratto inimitabile.

Con un discreto gesto ringrazia e congeda il mio automedonte (che già lo aveva riverito con un sorriso e un gesto convenzionale), poi balza dal sulky biposto con la consueta, perentoria agilità: è Lui, è Santi Esclusivo!

 

QUALCHE MINUTO CON SANTI ESCLUSIVO

Lasciate che vi descriva una volta di più il fratello di Sua Eccellenza, Persona non certo nuova alle cose del mondo, maestro di sprezzatura, yoga, ballo sudamericano, portentoso suonatore di nacchere, col portamento che ricorda il Frassino del Mondo: oggi, a un tempo soberrimo e rutilante, indossa una rigorosa zimarra sportiva in colore cremisi con un’orchidea bianca al bavero, dalle falde della quale sbuffa come un mazzo di fiori una ampia camicia di seta zafferano. Un paio di calzoni sardi "a s’isporta", in feltro nero, ed i consueti stivaletti di pecari dorato completano la mise del campione mondiale di scacchi, arricchita da una fiaschetta di Drambuie a tracolla e – in un apposito taschino - da un pacchetto di stuzzicadenti "Samurai" coi quali si diletta in giuochi di prestidigitazione, ma che in caso di bisogno, sapientemente maneggiati, si rivelano indiscutibili protagonisti di alcune delle più micidiali tecniche asiatiche

"Bravo, lei è puntuale!", dice sorridendomi, certamente riferendosi al dispaccio telegrafico con il quale confermavo l’orario del mio arrivo per un’intervista i cui termini erano stati ormai concordati da mesi.

Tutti sanno quanto parco di contatti con la stampa sia il Balivo, contrariamente al suo discreditato oppositore (!) Famoso di Gramminchia il quale quotidianamente scatena i suoi "popolani" ed i suoi "carusi" a distribuire certa stampaccia tendenziosa che va pubblicando a sue spese. Le assurdità, insomma, che leggiamo ogni mattina con una sonora risata di scherno per la goffaggine e la malaccortezza dei prezzolati articolisti del "Vero Popolo".

E’ anche, ma non solo, da questi dettagli che la superiore statura di Sua Eccellenza emerge a dominare la pochezza di colui che il Balivo, con affettuosa ironia, chiama "il mio simpatico nemico". La unica intervista annuale del Balivo, per la quale quest’anno ho avuto l’onore di essere prescelto, è lo strumento di democrazia diretta attraverso il quale Egli si degna di renderci meglio partecipi della sua visione della vita, indirizzando con delicata fermezza le nostre.

Ma l’adesso, la realtà, la vita mi chiamano ad un appuntamento che so fin troppo bene non esser destinato a ripetersi. Il Maestro Esclusivo è davanti a me: ha aggirato la cancellata, mero artifizio architettonico a sottolineare il viale d’accesso ad una tenuta che non avrebbe senso circondare, e - vinte con cortese decisione le mie perplessità - mi fa accomodare sul sediolo posteriore: la quadriglia di struzzi pare rianimarsi al gloglottare sommesso di Santi, che in ogni movimento tradisce quella compostezza per la quale il grado di Settimo Kup di Taikiokuken non ha potuto che essere il più naturale dei riconoscimenti. Un secco colpo di glottide, ed i poderosi Ratiti, personalmente domati da Il Balivo, si avventano a velocità prodigiosa sul miglio di terra battuta che ci separa dalla dimora, un maestoso viale di rigogliosissimi Liriodendri alti una cinquantina di metri, mentre le ruote di preghiera acconciamente poste sulle stanghe della nostra leggerissima vettura ronzano e garriscono nel vento.

"Lei sa benissimo", mi apostrofa l’Esclusivo, riscotendomi dalla contemplazione dello scorrere del paesaggio di praterie e boschetti, "come mio fratello prima di prender la prima colazione faccia un po’ di esercizio. Orbene, come prima parte del suo programma al Poggiolo, sarà autorizzato ad assistere a questa ginnastica così particolare!"

 

COSÍ IL BALIVO SI STIRACCHIA!

Fremo al pensiero, anche perché so perfettamente di cosa si tratta. Ogni mattina, diciassette nuovi sfidanti tra i più esperti combattenti di ogni arte marziale e di ogni arma – con la esclusione di quelle da fuoco – si radunano al Poggiolo, e giocano la loro chance contro il Balivo, che li sfida tutti assieme a battaglia.

A stimolare la combattività e la pervicacia degli sfidanti non è solo il punto dell’onore, ma il cospicuo vitalizio garantito a chiunque riesca ad atterrare il Balivo, la Contea promessa a chi avesse a ferirlo, e soprattutto l’immediato possesso di tutti i beni terreni di Sua Eccellenza che – assieme ad ogni onore – conseguirebbe immediatamente a colui che riuscisse ad ucciderlo. E’ quindi garantito il massimo accanimento contro Il Nostro, che dal suo canto può esclusivamente limitarsi ad atterrare e/o disarmare gli avversari escludendoli così dalla partita.

"Non si preoccupi", mi previene il Mago Santi, Supremo Tauroboliaste ed Arconte Re del Ku Klux Klan Mistico, Manu nonché autore della "Storia di Agarthi nel secondo dopoguerra", di "Le sette bellezze" e di "Che cazzo è l’esoterismo?". "Nella storia degli esercizi mattutini solo Padre Pio è riuscito a far saltare la colazione a mio fratello. Come amo ricordargli per burlarmene amichevolmente, una giusta punizione per quello sbruffoncello!"

In un attimo siamo alla scalinata che porta sulla terrazza panoramica: sotto un sontuoso gazebo è già in allestimento l’apparato per la Piccola Colazione di Sua Eccellenza: immancabili, assieme alle tisane di cui solo la Sua famiglia conserva il segreto, sono il maiale marinato con la saba, e le acciughe allo zenzero con la mandorla affumicata.

Mentre, incantato dall’indecifrabile (se non da lui) fregio etrusco che percorre in cursus sinistrorso tutto il prospetto della villa, sto per domandare dove si trovi Il Balivo, vengo prevenuto da Santi Esclusivo: "Le abbiamo allestito un posto privilegiato di osservazione. Questo è il binocolo, ecco guardi là!"

Una tonica e perentoria figura appare su un vasto prato in leggero declivio che dista un trecento metri dalla comoda poltrona sulla quale nel frattempo mi sono sistemato. E’ Il Balivo, in braghini leopardo e canottiera del C.U.S. Parma! Ed è scalzo!

Intuendo come sempre il mio pensiero, il plurilaureato alla Sorbona e psicocinetico Dottor Esclusivo dice "E’ per l’erba, gli piace il contatto dell’erba sulla pianta dei piedi!", e senza darmi tempo di ringraziarlo mi dota di un piccolo auricolare. Anticipa il mio stupore precisando "Anche da qui, lui ci sente benissimo. Ma non vuole alzare la voce, quindi si è fornito di radiomicrofono miniaturizzato. Lei, può parlargli normalmente!"

"Difatti, caro Condorelli, la vedo e la sento benissimo! Complimenti per la sua spilla da bavero! Non sa quanti maestri orafi cercano invano di cogliere le esatte proporzioni della varietà michelottii del Trunculariopsis trunculus, e finiscono invece per rappresentare la forma nominotipica o peggio sue aberrazioni." Il Balivo mi ha parlato!

Senza troppo pensarci e senza soffermarmi sul miracolo della Inaudita Vista de Il Balivo, con voce bassa ed un po’ rotta gli rispondo "E’ …è per Lei che la ho messa. E’ un dono del Re di Spagna che me ne ha data una uguale da portarLe. Invidio molto, assieme alla Vostra Inarrivabile Competenza, quella Segreta Affinità che unisce Voi Sommi Malacologi!".

"E bravo Berlicche!", replica divertito, senza smettere di molleggiarsi sulle poderose leve, "di questo ed altro parleremo a colazione tra un quarto d’ora! Come sa, a me non basta stiracchiarmi sbadigliando sotto le lenzuola."

Non posso evitare di trepidare per Sua Eccellenza quando vedo mostrarsi gli sfidanti, che convergono verso di lui da tutte le direzioni. Autentici giganti umani, maestri di Capoeira, Viet Vo Dao, Pugilato, Street Fighting, Taek Won Do, Savate, Karate, di tutti i principali stili di Kung Fu e Nin-Jutsu, e la partecipazione eccezionale di Steven Seagal, Chuck Norris, Antonio Inoki, Hulk Hogan nonché dell’antipatico Jean-Claude Van Damme mi fanno quanto meno dubitare dell’orario al quale riusciremo a sederci al tavolo.

A ben poco mi sembra valere l’arma che Il Balivo ha scelto stamani per dare continuità alla sua azione: un cortissimo fioretto giocattolo in plastica grigia. Quest’arma rimarrà nel suo pugno solo fintanto che egli non abbia disarmato tutti, dopo di che si proseguirà a oltranza. Se ci si arriverà!

E l’azione parte fulminea, quando un Ninja non meglio identificabile fa segno il Balivo di un nutrito lancio di bombe carta e micidiali shuriken avvelenati. Una nuvola di fumo, subito dissipata dal sibilo lacerante delle katane e da quello più sordo dei tonfa, avvolge il Nostro ma al suo sparire …. Dove è finito Il Balivo? "Non si preoccupi, Condorelli! Sto benone!" dice emergendo alle spalle degli assalitori beffati, con un doppio salto mortale, da un cunicolo scavato lì per lì in pochi istanti, e piombando alle spalle sugli avversari esterrefatti. Come descrivere il susseguente, quasi insopportabile, turbinare di zolle di terra membra lame legni, poi di sole membra umane, scandito da rumori di cozzo, sbuffi e sonori "kiai"? Come descrivere il sollievo del definitivo "Arrivo subito, il tempo di salutare tutti!", ed il sorprendente spettacolo de Il Balivo intento a rinfrancare, rincuorare, rianimare e premiare con un sacchetto di diamanti ognuno dei diciassette sconfitti? Solo Van Damme sembra stizzito, e appena Il Balivo lo supera scaglia a terra con rabbia l’immeritato omaggio e – non può essere! - estratta una pistola si appresta a colpire il Nostro!

Ma è Sua Eccellenza Il Balivo che, percepito (prima ancora del grido d’allarme gettato all’unisono da tutti i budoka presenti) l’esatto senso dei rumori alle sue spalle, si china evitando il colpo mortale ed emette un Prodigioso Peto Penetrante che tramortisce Van Damme, comunque contestualmente freddato ancor prima di cadere a terra da Jabiru Yarramana, il Mulguru aborigeno che rapidamente gli ha puntato contro il bastone della morte.

 

LA PICCOLA COLAZIONE

Una stretta di mano tra i due conclude l’esercizio mattutino, mentre la Fanfara della Marina Sovietica, che oggi ha vinto l’onore di allietare lo spuntino de Il Balivo, inizia a suonare musiche di repertorio militare, mentre una brigata della Cavalleria Giordana inizia sullo sfondo un allegro carosello accompagnato da tiri di artiglieria a salve.

Di ottimo umore e con un fiero appetito Sua Eccellenza, nel frattempo montato in mountan bike, salita la scala in sella mi raggiunge in pochi istanti sulla terrazza. Dopo un "Come va?" al quale, per l’emozione vivissima, non riesco a rispondere (anche perché impegnato a sfilarmi l’auricolare che uno dei lacchè di casa prende in consegna, pulisce accuratamente sulla manica e ripone in apposito astuccio), senza por tempo in mezzo, Il Nostro indossa una maglietta della "Marmi e Pavimenti" e mi prende per un braccio portandomi al gazebo. Egli suda! "Cosa vuole, non è una passeggiata, incomincio ad avere i miei annetti! Ai tempi vecchi, era un’altra cosa: lo scriva, lo scriva pure che Il Balivo è sudato, che gli puzzano le ascelle quando non si dà il deodorante! E’ giusto che la gente sappia anche questo."

E’ così che il Grande Uomo mi forza insensibilmente alla confidenza, alla immediatezza: lasciando trasparire un che di umano, di condivisibile, come un afrore molto intenso che mi stordisce e mi affascina. Ha già dimenticato gli avversari ed i momenti di lotta per la vita. Ora siamo seduti al tavolo e, calzate le fedeli Tepa Sport ai piedi fumanti, guata pensoso i ripiani del carrello.

 

Le vigne del "mio simpatico nemico"

"Veniamo a noi, Condorelli. Come lei sa benissimo" riprende Il Balivo mentre - assistiti da due odalische - prendiamo la piccola colazione, "il mio simpatico nemico Famoso di Gramminchia, direttore de Il Vero Popolo, si dà tutto questo gran da fare per farmi concorrenza a modo suo, poverino, ed in tal senso è pure da ammirare. A proposito, se mai avesse a incontrarlo me lo saluti. Beh, dicevamo, non me la prendo per le stupidaggini, quand'anche pesantucce, che va propalando riguardo alle mie abitudini. Però non fa piacere sentirlo vaneggiare che pretendo dai valligiani miei confinanti il sacrificio dei primogeniti come segno di deferenza. Su questo credo di avere fatto chiarezza, si è trattato di pochi esaltati, poveracci, che credevano non si sa perchè di farmi piacere. Comunque ho già da anni emesso un editto preventivo." e qui il Nostro si ferma per ingollare una sardina caramellata, subito seguita da un sorso di Pernod.

Interloquisco: "E la sterile polemica sul taglio dei fondi all’Istituto Superiore di Studi sulla Verga del Balivo? Gramminchia sostiene che lei è stato costretto a chiuderlo da una sollevazione popolare!"

"Ma lei già immagina trattarsi di una malaccorta montatura! Difatti, quel covo di piaggiatori esaltati, nato e cresciuto al di fuori del mio controllo, spillava denaro alla plebaglia con la scusa dell'edificazione di un gigantesco obelisco che riproducesse esattamente le fattezze del mio fallo (salvo la dimensione che, lo ammetto, sarebbe stata aumentata ad hoc). Si figuri se ho bisogno di una cosa del genere!" sbuffa Sua Eccellenza.

"Naturalmente quando la cosa ha passato il limite ho fatto distruggere la sede e ho mandato al confino nel Banato gli organizzatori, ed il moto di popolo che ne è conseguito, artatamente fomentato da numerosi Popolani del Gramminchia, derivava dalla fallace (è il caso di dirlo!) notizia che i contributori di fondi per l'obelisco sarebbero stati risarciti. Per fare pace con tutti mi è bastato mostrarmi ed offrire qualche cassa di Cof alla folla. Ma smetta di scrivere e mangi anche lei!".

Difatti, per prendere nota di tutte queste rivelazioni, mi accorgo di avere un po' trascurato la colazione. Ingurgito una crêpe alla mostarda di Cremona e per un po' si tace. Nel frattempo il carosello militare è finito, ed è tempo che ci si avvii verso il Bungalow del Balivo. Ci alziamo da tavola, e subito il Balivo è attorniato da un certo numero di topastri, simili a ratti rosa, che gli vorticano intorno, come ammaliati. "Ecco, dicevo: questa è la mia ultima risposta a Gramminchia: ho personalmente selezionato questa razza di ratti, intelligentissimi, per guastare le tanto amate vigne del mio simpatico nemico, che difatti è costretto a fare pattugliare l'azienda vitivinicola da una diuturna ronda di carusi nel vano tentativo di catturarli. Il bello è che i miei Ratonçitos, questo il loro nome, se catturati esplodono emettendo un fetore insostenibile, e poi, tanto per guastare il sonno a chi sappiamo noi, senta che vocina!".

Ad uno schiocco delle dita, i ratti rosa si irrigidiscono come in attesa di un comando, che infatti arriva. Grida il balivo, e la sua voce è quella di cento locomotive "Faaaaaaacìte Aaaaaammuìna!", e subito accade una cosa orribile: ogni ratto, ficcata la coda per terra ed irrigiditosi là per là, spalanca le fauci ed inizia a emettere uno stridore insostenibile, una frequenza pura e lacerante che ne fa letteralmente risuonare il corpicino. Maliziosamente contrappuntandosi, tali risonatori viventi vanno a strutturare una pioggia come di aghi di cristallo che pare erompere da sotto il cervelletto. E che diamine! Casco a terra quasi tramortito, e mi riprendo solo appena Il Balivo, che rideva estasiato del Suo nuovo successo, si accorge della situazione e ferma gli animali con il secco comando "Stòppete!"

"Scusi, Condorelli. Bene, sappia che nello stesso momento in cui ci godevamo la sinfonia anche a diecimila miglia da qui i colleghi di questi simpatici animaletti hanno iniziato a cantare. All'u-ni-so-no!" scandisce soddisfatto Il Nostro.

Mentre finisco di rassettarmi, ancora un po' scosso dal poco gradevole concertino dei surmolotti transgenici, vedo approssimarsi con il caratteristico ruggito un Signor Bravolino alla guida di Rita Levi Montalcini: ad un colpo di fischietto della veneranda collaboratrice junior del Balivo i Ratonçitos si precipitano in un'apposito ricettacolo del Bravolino.

Vale la pena che una volta di più descriva questo veicolo multiuso, di progettazione Santi Esclusivo: Una testa di Provolino di un paio di metri di diametro, a fauci spalancabili, costituisce la torretta di un piccolo carro armato i cui cingoli sono caratterizzati dal grande diametro della ruota anteriore di trascinamento. Dai prominenti tubi di scarico, emergono vampate di fuoco puzzolente, alternate a sbuffi di fumo untuoso. E non potrebbe essere altrimenti, visto che il propellente è costituito da detriti organici di varia natura.

Il progetto non è mai stato "migliorato" dal punto di vista dell'impatto ambientale, perchè Il Nostro lo ritiene pittoresco e divertente. Qui al Poggiolo, gli unici mezzi meccanici sono appunto Bravolini.

 

Un giro al museo

Abbiamo nel frattempo già raggiunto la dimora, la "casa bassa" del Balivo, che usa la Rocca annessa solo quando vuole stare davvero tranquillo. Giriamo per questo autentico museo per stanze luminosissime, in nessuna delle quali mancano trofei e prove della superiore statura intellettuale de Il Balivo: quadri, sculture, persino il piccolo auditorio nel quale intravediamo per un attimo Santi Esclusivo intento a disporre l'orchestra e gli attori per la futura rappresentazione del "Marmittone e Pippo contro Peppo" in occasione del bicentenario della dipartita di Wilhelm Busch. E nel frattempo, ormai del tutto a mio agio, ottengo le risposte che cercavo e quelle che non sapevo di stare cercando. Così, tra uno scaffale pieno di calchi di orme di insetto, ed un altro pieno di conchiglie microscopiche, ognuna con il suo cartellino in Letter Gothic da 6 punti, parliamo delle nuove direttive che incoraggiano l'utilizzo di armi nucleari portatili per la difesa personale, nonché del nuovo staff di RadioBalivo e del webmaster di Balivo.com, il sito grazie al quale il DOS 2.0 ha eliminato le ultime sacche di resistenza dell'interfaccia grafica tanto invisa al Nostro. E ad un tratto capita quello che non osavo sperare: "Condorelli, vuole vedere il mio studio?" - il cuore mi dà un balzo in petto.

 

La wunderkammer del Balivo

Sulla più segreta delle stanze della magione de Il Nostro, le più fervide menti del secolo si interrogano incessantemente: tanto si è scritto, ma poco di plausibile e nulla di certo. Potrò essere io il primo giornalista a vedere quanto a tutt'oggi la popolazione del mondo ha potuto solamente immaginare?

Annuisco e mi trovo a seguire con un certo affanno Sua Eccellenza, attraverso un intrico di cunicoli e scale a chiocciola, fino alla sua stanza delle meraviglie.

"Eccoci qua", mi fa alla fine Il Nostro: l'ambiente, freschissimo, prende luce da una larga finestra che occupa la larghezza di una intera parete, rivolta a sud ovest. Il pavimento alterna cotto ed acciottolato con gusto rustico che riprende i colori le pareti in arenaria macigno. Un autentico bastione dell'intelletto, trasformabile anche in ridotto difensivo! la porta di ingresso è ingentilita da una piccola bertesca.

Arredamento essenziale: un largo tavolo, qualche scaffale, un paravento. Alle pareti, panoplie e pochi quadri coloratissimi, ma soprattutto accortamente appesa al muro, la bicicletta di cristallo di Boemia con la quale Il Balivo ha vinto la Parigi-Dakar nel 2023.

"Pensi che in tutto quel percorso non mi si è rotto neppure un raggio", ricorda con legittima soddisfazione l'impareggiabile artefice, che ha personalmente costruito ogni componente ed assemblato il tutto sottoponendo il veicolo ad un processo finale di tempra. "Devo ammettere che la parte che mi ha dato più da fare è stata la catena, alla fine mi sono risolto a scolpirla da un blocco monolitico di quarzo. Mi ci vollero quasi due giorni di lavoro." - un lavoro che tutti i migliori artigiani del mondo non avrebbero compiuto assieme nell'arco di una vita!

Non credo di potere ricevere ulteriori emozioni da questa giornata - e con il tramonto si approssima l'ora del secondo pasto della giornata de Il Balivo, la Persona che ha aiutato l'umanità a sbarazzarsi del borghese concetto di "pranzo di mezzogiorno". So infine che la mia visita sta per concludersi, e sono emotivamente esausto e sazio.

Ma mi accorgo che, preso come sono da questa specie di autocommiserazione, ho sottovalutato (come ho potuto) il mio ospite, che mi appoggia una mano sulla spalla facendomi trasalire di entusiasmo per tale imprevista confidenza. Ecco che avvicina la bocca al mio orecchio e mi dice piano "Ora saprà se è vero o no quello che tanti hanno creduto di capire!".

Entro in uno stato di agitazione quasi parossistico quando vedo Il Balivo approssimarsi al paravento - qualsiasi cosa mi aspetti, sarà certamente tale da scuotermi nel profondo. Solo ora infatti percepisco un canticchiare, come una nenia di fanciullo, provenire da dietro il paravento che ora mi dischiude la vista di un tavolino, e di qualcuno seduto, Il Balivo non perde di vista il mio viso quasi sconvolto quando inizio ad intuire, anzi già vedo ......

ADOLF HITLER! Era vero! Egli vive!

Il Grande Statista Germanico, mentore e compagno di baldorie de Il Nostro, è quindi ancora vivo e risiede al Poggiolo. E canticchia ....

 

Ach, was muß man oft von bösen
Kindern hören oder lesen!
Wie zum Beispiel hier von diesen,

Welche Max und Moritz hießen,
Die, anstatt durch weise Lehren
Sich zum Guten zu bekehren,
Oftmals noch darüber lachten
Und sich heimlich lustig machten.

 

Gli fa eco Il Balivo:

Homines ludificantes,
Bestias vero cruciantes,
Poma, pruna defurantes,
Omnia loca pervagantes
Magno gaudio utuntur;
Instructione non fruuntur.
Sed "vae, vae" nos clamamus,
Exitum si iam spectamus!!
Quanta sit peccati vis,
Nunc his imagunculis
Et his verbis demonstrabo
Virtutemque adiuvabo.

 

E' il testo di Max und Moritz di Wilhelm Busch! Non riesco proprio a parlare, ed il vegliardo, rivoltomi un sorriso distratto, commenta "Ah, il giornalista! Prenda anche lei il suo invito!". E, apparentemente tranquillo, si rituffa nella sua attività: una enorme pila di biglietti imbustati ingombra un angolo della stanza, e con inesorabile lentezza Hitler li sta compilando uno per uno.

"Adolf sta scrivendo una lettera di suo pugno ad ogni cittadino della terra: si tratta di un invito al film che stiamo iniziando a produrre, dal titolo "Adolf Hitler Operazione Simpatia". La parte del Führer comunque non è affidata all'amico Adolf, stiamo in questi giorni finendo lo screening degli interpreti, e non abbiamo deciso se il ruolo di protagonista sarà affidato a Don Lurio, a Platinette o a qualcun altro. D'altronde neanche chi ha dovuto mettere in scena "The Producers" ha avuto vita facile!"

 

Il congedo

Salutato Hitler con una riverenza ("Quel gesto non è più necessario", mi viene spiegato), sono di nuovo in giardino. "Ora ho un po' da fare, caro Condorelli, spero che si sia divertito nel suo giretto al Poggiolo" dice Il Balivo porgendomi la mano. La stringo con calore, consapevole dei tanti privilegi dei quali ho goduto in questa giornata eccezionale.

Poi, mostrando una decisione che non provo, mi decido a muovere il primo passo del viaggio di ritorno. Una delle auto di Sua Eccellenza, una Stutz colore amaranto, con Santi Esclusivo alla guida, mi attende per portarmi al cancello dal quale in lontananza echeggia il bramito dei Gaur.

Mentre la macchina si allontana dalla residenza de Il Nostro, senza sperare, mi volto indietro a guardare. E' ancora lì, e mi saluta con la mano. Rispondo impacciato e vinto da dolcezza ed affetto per Colui che, più di ogni altro, merita da parte nostra seguito, ammirazione, plauso, culto, venerazione, stima, simpatia, favore, ricordo affettuoso, encomio, elogio, dedizione, devozione, attenzione, fiducia e rispetto.